Blind Recruitment: Esperimenti di selezione al Buio

Un processo di selezione senza “condizionamenti”, nel quale i recruiter si ritrovano tra le mani curricula privi delle informazioni sensibili degli aspiranti lavoratori (per esempio età, sesso e razza) per eliminare qualsiasi tipo di pregiudizio nella scelta del selezionatore. Stiamo parlando del Blind Recruitment –letteralmente “selezione al buio”– e se in alcuni Paesi come gli Usa è una pratica consolidata, in Italia SAP è stata tra i primi a testarla.La Direzione Risorse Umane di SAP Italia, l’azienda leader mondiale nelle soluzioni software per il business, ha organizzato dei colloqui al buio nell’ambito di un progetto pilota riservato ai giovani da inserire nell’organizzazione. Ed è proprio per annullare ogni possibile pregiudizio che è stata introdotta la Blind Interview, con l’obiettivo di dare “maggior importanza ai contenuti”. Per svolgere questo tipo di selezione , SAP ha formato tre recruiter con corsi ad hoc svolti presso l’Istituto dei ciechi di Milano, per consentire loro di gestire il colloquio in stanze prive di luce. L’obiettivo non era solo quello di abbattere i pregiudizi, ma dimostrare anche che le persone in una situazione molto particolare come questa sono più aperte.Le opinioni di chi ha partecipato al Blind Recruitment? Ne ha parlato il direttore delle risorse umane di SAP Pietro Iurato.“Superato lo stupore iniziale, i giovani hanno apprezzato l’esperimento e l’azienda che in questo modo ha dimostrato di essere interessata a conoscere le persone nel profondo senza fermarsi all’apparenza“, spiega il manager. Ma la sperimentazione non è stata solo un semplice test, perché sono “stati intercettati alcuni candidati” per iniziare “il percorso di assunzione in azienda”. “Il Blind Recruitment ci ha consentito di prendere in considerazione candidati leggermente diversi da quelli che cerchiamo nelle nostre selezioni con l’obiettivo di costruire team più eterogenei“, commenta Iurato.Secondo uno studio riportato pubblicato negli USA le persone con nomi esotici sono costrette ad inviare il 50% dei cv in più rispetto a un “bianco” per sperare di essere chiamati a colloquio. Il blind recruitment diventerebbe un vantaggio non solo per i candidati che provengono da minoranze etniche, ma diventa un valore per l’azienda, che vede aumentare la diversità nell’ambiente di lavoro con benefici su ogni aspetto del suo business, spiega Azmat Mohammed, direttore di Institute of Recruiters a FastCompany che per primo ha riportato lo studio. «Dalle nostre ricerche – prosegue Mohammed – emerge che una maggiore diversità nella forza lavoro riflette di più la composizione della clientela, fa guadagnare più soldi e crea team più solidi».